Ernesto Melappioni : Teatro ITALIA Cambiano gli Attori ma la Commedia sempre la stessa

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Ernesto Melappioni

IL PALCOSCENICO DELLA MENZOGNA COSTITUZIONALE

Se ogni cittadino di questo paese si impegnasse a studiare la democrazia e poi si impegnasse a leggere la costituzione si renderebbe conto che la carta non garantisce effettiva democrazia ma è solo un regolamento tra criminali dell’umanità che stabilisce le basi della manipolazione sociale con il bipensiero orwelliano tra destre e sinistre.

Tant’è che nell’autentica democrazia non esistono partiti che dividono in parti il popolo ne tantomeno eletti senza la revoca del mandato.

Basterebbe solo soffermarsi sull’etimologia stessa del termine “democrazia” per capire che qualcosa stona.

Un termine che indica una precisa visione di autogoverno popolare. Senza lasciar intendere nessuna forma indiretta rappresentativa irrevocabile. O meglio che l’ultima parola dovrebbe restare sempre e comunque nelle mani del popolo.

Pertanto è chiaro che tutti gli eventi politici che vengono propagandati dal mainstream (un ulteriore strumento di controllo psicosociale) sono stati programmati anzi tempo come una sceneggiata sul palcoscenico della menzogna; dove ogni singolo politico è stato un attore che ha recitato una precisa parte in un gioco tra gatti e volpi per dissociare il popolo Pinocchio.

Questo film era già stato scritto e ben programmato. Ogni politico che ne ha fatto parte era il preciso specchio di un target di elettori con disturbi psichici patologici che non gli permettono di vedere l’oggettiva realtà.

LUIGI DI MAIO rispecchiava l’elettore sognatore e visionario con la testa tra le nuvole. Il credulone più ingenuo che abbocca alle menzogne del bugiardo di turno e delega il suo leader con la stessa facilità che una ninfomane impiega ad allargare le gambe al primo uomo che incontra.

MATTEO SALVINI rispecchiava l’elettore nostalgico infettato dell’archetipo fascista mussoliniano. Solitamente un soggetto con disturbi conflittuali paterni che predilige la figura del salvatore autoritario. Il padre padrone megalomane che ce l’ha sempre duro trasportando con sé una serie di ulteriori archetipi e concetti ideali (e quindi irreali) come la patria, la nazione, la sovranità e altre assurdità del genere che servono ad alimentare quell’emotività patologica per sollecitare la superbia collettiva di una recinto nazionale sull’altro.
Disconoscendo la vera storia del fascismo il cui vero Deus ex machina era un massone chiamato Alberto Beneduce. Confermando che Mussolini era un burattino tale e quale a tutti quelli che ancora oggi salgono sul palcoscenico dei governi.
Come è vero che il soggetto di questo target disconosce che i fascismi sono stati sempre al servizio del ripristino delle monarchie: Mussolini con i patti lateranensi ha ripristinato la monarchia pontificia in Italia come Francisco Franco ha ripristinato la monarchia borbonica in Spagna.

GIUSEPPE CONTE invece rappresentava il target intermediario post elezioni. Una figura archetipica che è stata utile nel dispensare fiducia affinché si bilanciassero e si legassero i due target di elettori in uno pseudogoverno per portare avanti, dietro la favolesca facciata, i soliti programmi legislativi dei reali padroni dietro le quinte di questo Truman Show.

Quelle leggi che favoriscono le grandi multinazionali e che nessuno conosce perché vengono oscurate da manovre di distrazione e disinformazione di massa.

Con quanto affermato non s’intende confermare che questi protagonisti siano affetti dalle stesse patologie degli elettori, ma semplicemente che le hanno incarnate. Proprio come un attore fa quando entra nello schema emotivo del personaggio che deve interpretare.

Magari nella loro vita privata, oscurata dal mainstream con la falsa vita che interpretano, parecchie volte si siano trovati a mangiare e divertirsi insieme alle spalle degli elettori presi in giro.

Proprio come fanno i truffatori amici dopo i colpi organizzati che in gergo criminale vengono definiti “orologi”. Più precisamente dei programmi “step to step” per conquistare nel gioco tra gatti e volpi la fiducia della vittima per derubarla nell’obiettivo prefissato.

La fine di ogni governo è simile alla fine di una serie televisiva. Finisce uno show per farne iniziare un altro con le rinnovate elezioni.

Elezioni che per il sistema altro non sono che una verifica per controllare quanto il popolo sia coglione ed ipnotizzato nel credere che può cambiare qualcosa con il potere di una X segnata come gli analfabeti. Tra l’altro con una matita e dentro una cabina chiusa come quelli che fanno le cose di nascosto dagli altri.

Mentre la democrazia autentica pretende assoluta trasparenza del pensiero individuale nelle scelte collettive. Perché sostanzialmente è un’alzata di mano davanti a tutta l’assemblea.

Un po come lo è stato nel ’46 con il referendum deliberativo per scegliere tra Repubblica e Monarchia.

In quell’occasione istantanea e singolare il popolo di questo paese ha sperimentato l’autentica democrazia. Poiché quel tipo di referendum denominato DELIBERATIVO è uno strumento democratico potentissimo: ciò che il popolo sceglie si attua.

Strano è che dopo due anni di assemblea costituente i patrigni della nostra costituzione non lo abbiano inserito nella carta. Lasciandoci solo inutili referendum come quelli abrogativi che servono a ben poco per controllare e limitare l’operato dei rappresentanti.

Ma oggi sappiamo anche che quei patrigni per 1/3 erano mafiosi, per 1/3 erano massoni e per 1/3 erano rappresentati del clero.

Tant’è che le ombre della famiglia di Maria Buccellato si aggirano ancora in Quirinale.

Chi era Maria Buccellato?

Be’… mica posso dirvi tutto.
Imparate a ricercare voi stessi e costruitevi una vostra opinione.

La tana del Bianconiglio va esplorata da soli.

Io sono solo un uomo che grida nel deserto.

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Ernesto ?ppioni

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