Mario Haussmann

«Tra trent’anni ogni famiglia produrrà la sua energia sfruttando l’idrogeno. E la condividerà con i suoi vicini», sostiene Rifkin. L’idrogeno viene comunemente utilizzato nelle saldature e come combustibile dei missili, come gas refrigerante, per sollevare palloni aerostatici e dirigibili, o per produrre margarina dagli oli vegetali.

Fin dagli anni Trenta è stato usato come carburante sperimentale per muovere veicoli, come automobili, navi e sommergibili, o locomotive.

Oggi tutte le maggiori aziende automobilistiche hanno dei prototipi funzionanti a idrogeno, come anche autobus, motocicli e scooter, trattori agricoli e così via.

Una delle prime case automobilistiche a presentare un’auto perfettamente funzionante a idrogeno, pronta per la produzione in serie, fu l’Alfa Romeo nel 1973, con il modello GT 1300 dell’ingegner Massimiliano Longo.

Il primo velivolo passeggeri commerciale volò a idrogeno in Unione Sovietica nel 1988. Oggi la Boeing, e varie altre aziende aeronautiche, hanno prototipi e modelli funzionanti a idrogeno.

Nell’aria l’idrogeno brucia con una temperatura di fiamma di 2045°C. Il suo potere calorifico ha come limiti inferiore e superiore rispettivamente 33,33 kWh/kg e 39,41 kWh/kg. Al confronto riportiamo i valori di alcuni dei più comuni combustibili: lignite torbosa ca. 2,5 kWh/kg; legna 4 kWh/kg; carbone fossile 6,1-8,2 kWh/kg; metano e gas naturale 9,50 kWh/kg; petrolio greggio 11,6 kWh/kg; gasolio 11,8 kWh/kg; Benzine 12-12,2 kWh/kg; GPL 12,8 kWh/kg.

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Il potere calorifico nettamente superiore e la sua universalità di impiego rendono l’idrogeno il mezzo ideale per immagazzinare l’energia e distribuirla equamente a tutta la società, rendendola finalmente disponibile ad ogni abitante della Terra.

Abbiamo visto che l’idrogeno non è una fonte naturale di energia, poiché, pur essendo presente in Natura in grandi quantità, non lo è in forma libera. Questo significa che bisogna ricavarlo da altre sostanze, e oggi i modi per produrlo sono vari.

Circa il 97% dell’idrogeno che viene prodotto nel mondo viene estratto dai combustibili fossili, in primo luogo dagli idrocarburi. Circa la metà viene prodotta a partire dal gas naturale mediante un procedimento chiamato steam reforming.

Il metano viene fatto interagire ad alta temperatura con vapore acqueo ottenendo così monossido di carbonio e idrogeno. Con procedimenti analoghi si può estrarre l’idrogeno dal carbone, dal petrolio o da altri gas.

L’idrogeno può essere prodotto anche in maniera biologica, mediante alghe coltivate in appositi bioreattori, e più questo metodo viene studiato, più si rivela fattibile ed economico. Ciononostante, esso non ha ancora alcuna rilevanza sul piano industriale.

Il rimanente 3% di idrogeno viene prodotto mediante l’elettrolisi dell’acqua. L’elettrolisi dell’acqua è un procedimento nel quale l’acqua viene scomposta nei suoi componenti gassosi, idrogeno e ossigeno, facendovi passare attraverso la corrente elettrica.
Alessandro Volta pose le basi dell’elettrolisi nel 1800, con l’invenzione della sua pila, attraverso la quale rese per la prima volta disponibile una fonte di energia elettrica.

Ben presto i primi scienziati che iniziarono a sperimentare con la “pila di Volta” si accorsero che la corrente elettrica da questa generata poteva produrre gas dall’acqua.

Nello stesso anno alcuni chimici inglesi riuscirono a ricavarne idrogeno e ossigeno. Qualche decennio dopo erano già disponibili metodi che permettevano di svolgere l’elettrolisi dell’acqua anche su scala industriale.