Mario Haussmann

In tempi antichi i liberi cittadini solitamente non pagavano alcun tipo di tassa. Sin dall’antica Mesopotamia, dove gli abitanti delle città libere non erano soggetti a tassazione, il tributo veniva richiesto solo ai popoli sottomessi.

Nell’antica Grecia l’imposizione di tasse era considerata tirannide; nell’Impero persiano erano costretti al tributo solo gli abitanti di province conquistate; i cittadini dell’Impero romano per secoli non pagarono tasse e spesso ebbero il diritto di godere dei frutti delle tasse imposte ad altri popoli.

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Le tasse sono come la peste. Esse sono un flagello che colpisce tutti, chi più chi meno. Esse non risparmiano i poveri né i ricchi. Solo i ricchissimi. E le tasse sono un enorme freno per consumi e investimenti produttivi.

Le tasse estorte al popolo sono il mezzo principale con il quale si finanzia uno Stato. Esse sono sempre state l’elemento debole nella teoria delle finanze pubbliche.

È un dato di fatto che i governi anche in passato abbiano imposto tasse ai popoli, ma mai nessuna teoria politica addotta a giustificare la forma dello Stato è stata in grado di fornire una risposta soddisfacente alla domanda fondamentale: con quale diritto?

La mancanza di una motivazione plausibile fa sorgere il dubbio che i sovrani e i governanti della storia, in effetti non fossero altro che delinquenti che, attraverso le tasse, praticavano una sistematica estorsione coatta.

I primi parlamenti elettivi furono creati con la funzione primaria di approvare il bilancio e le leggi finanziarie, dando così un’aura di legittimità al diritto del sovrano di spogliare il popolo imponendo e riscuotendo tasse.