Alfonso Luigi Marra : Dante, VERGOGNA dei Fiorentini, ma anche degli Italiani

SAPETE DI COSA I FIORENTINI GIUNSERO AD ACCUSARE DANTE?

Ebbene, allo scopo di eliminarlo politicamente (il suo immenso prestigio lo rendeva ‘pericoloso’), lo esiliarono da Firenze, estendendo la condanna ai figli non appena fossero divenuti quattordicenni, per poi condannarlo al rogo perché era fuggito temendo per la sua vita, con l’accusa, incompatibile con la sua grandiosità e notoriamente pretestuosa nella Firenze dell’epoca, di aver commesso – udite udite! – «baratteria (corruzione), frode, falsità, dolo, malizia, inique pratiche estorsive, proventi illeciti, pederastia».

Crimini inventati per i quali lo condannarono, in contumacia, a 5000 fiorini di multa, interdizione perpetua dai pubblici uffici, esilio perpetuo e, se lo si fosse preso, al rogo.

Alla sua morte tuttavia, a Ravenna, perché a Firenze non fu mai più riammesso, il suo funerale fu celebrato in pompa magna, e, per di più, alcuni decenni dopo, quando Boccaccio costrinse il mondo ed anche i fiorentini ad ammetterne la grandezza, essi ebbero la sfrontatezza di ingaggiare una diatriba con i ravennati rivendicandone le spoglie, che i ravennati nascosero per timore che i fiorentini le rubassero.

Spoglie che furono rinvenute secoli dopo, nel 1865, in una cassetta di legno, da un muratore, e che risultarono combaciare con due falangi che erano rimaste nel tempietto che i ravennati avevano costruito quale sua tomba.

Una vergogna non solo per i fiorentini, ma anche per gli italiani in generale, perché non ci fu certo alcuna sollevazione nazionale quando i fiorentini gli riservarono quel trattamento, e devono esserci delle buone ragioni se Dante, fuggito da Firenze, scrive nella Commedia di «come sa di sale lo pane altrui, e come è duro calle lo scendere e ‘l salir per l’altrui scale».

Dante che personalmente ‘accuso’ di essere paradossalmente il padre della moderna ipocrisia e bigottismo, ma perché ritengo che la Commedia sia il codice morale della società borghese nel mondo e, dopo l’Iliade e l’Odissea, la massima opera poetica, letteraria, sapienziale, filosofica e scientifica di tutti i tempi.

Nessuno insomma si meravigli degli italiani: sono così da tempo..

23.6.2019, Alfonso Luigi Marra

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