Mario Haussmann – Giappone, Come i Rothschild hanno indebitato il Mondo

Il Giappone subì una profonda trasformazione della sua struttura sociale e politica dal 1868 in poi. Prima di quella data era un Paese arretrato, con una struttura sociale semi-feudale, altamente gerarchica, di stampo medievale. La sua economia era prevalentemente agricola. Il sistema di credito era primitivo e quello bancario praticamente inesistente.

Il Giappone, internamente diviso e retto da dittatori militari locali, viveva isolato dal resto del mondo. Le potenze straniere, nel 19° secolo, costrinsero questo Paese disunito ad aprirsi alla loro influenza e a firmare trattati che consentivano alle navi occidentali di attraccare nei porti giapponesi.
Nel 1868 divenne 122° sovrano del Giappone Mutsuhito. In quell’anno un astuto colpo di Stato restituì il potere all’imperatore e alla sua cerchia. Iniziò così il periodo Meiji, che significa “governo illuminato”. Prese l’avvio una fase di modernizzazione e industrializzazione.
Il periodo della storia giapponese detto “restaurazione Meiji” fu un’epoca in cui non vennero restaurate vecchie strutture o forme, ma piuttosto un arco di tempo in cui molte cose mutarono profondamente, proiettando il Paese dal medioevo, espresso nel sistema dello Shogunato, a una modernizzazione con una velocità unica fra tutte le nazioni. In brevissimo tempo una piccola élite occidentalizzata seppe trasformare completamente il Giappone, soprattutto nelle sue strutture economiche e sociali.

Una delle figure chiave del periodo Meiji fu il principe Matsukata Masayoshi (1835-1924). Questi fece un viaggio in Europa nel 1878, quale rappre-sentante ufficiale del Giappone all’esposizione mondiale di Parigi. Qui conobbe i fratelli Rothschild ed essi lo misero in contatto con l’economista Léon Say (1826-1896), che divenne il tutore privato del principe. Matsukata Masayoshi imparò da Say i segreti della banca centrale. Egli studiò la banca nazionale della Francia e quella del Belgio, e presso quest’ultima lasciò il suo aiutante privato Kato Wataru a impratichirsi di tutti i trucchi per ben tre anni, dal 1878 al 1881. Scrive lo storico del sistema bancario giapponese Tamaki Norio: «Il viaggio in Europa di Matsukata si rivelò un’esperienza educativa cruciale».

Ritornato in Giappone, Matsukata si mise all’opera. Quando, nel 1881, divenne ministro delle Finanze, il suo primo provvedimento fu di esigere dai cittadini il pagamento delle tasse in forma di denaro, e non più in riso, com’era tradizione. Inoltre, egli inasprì di molto la tassazione. L’anno seguente egli istituì una banca centrale nazionale, la Banca del Giappone. Questa banca divenne l’unica banca di emissione del Paese ed ebbe subito il monopolio del controllo sulla valuta.
Fino alla sua istituzione era stata pratica corrente per i signori feudali locali di emettere la propria moneta. La Banca del Giappone fu una banca privata sin dall’inizio. Matsukata aveva infatti preso a modello per la sua fondazione la banca nazionale del Belgio (Banque nazionale de Belgique). Questa era stata fondata dal cartello dei banchieri rothschildiani, per legge nel 1850, come società anonima ed era per il 100% a capitale privato. Con essa vennero finanziate tutte le sanguinose imprese coloniali belghe in Africa.
Prima della rivoluzione industriale Meiji, che in pochi anni fece del Giap-pone una terribile potenza militare, non vi era, nel vero senso della parola, un debito pubblico in quel Paese. Quindi possiamo dire che il debito pubblico giapponese è nato assieme alla banca centrale dell’agente dei Rothschild, principe Matsukata Masayoshi. Oggi il debito pubblico giapponese ha superato un quadrilione di yen, equivalenti a circa 10.500 miliardi di dollari, ovvero quasi il 250% del PIL (2013).

Intervista a Mario Haussmann

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