Cominciato in America il PROCESSO ai PETROLIERI: Ergastolo o Pena di Morte ?

Avv. Alfonso Luigi Marra  – : È COMINCIATO IN AMERICA IL PROCESSO AI PETROLIERI: SANNO DELLA CATASTROFE CLIMATICA DA 40 ANNI MA PAGANO DA ALLORA POLITICA E INFORMAZIONE PER OCCULTARLA. LA MIA POESIA DEL 12.3.1990 INTITOLATA LA RATIO DELLA PENA DI MORTE.

Propongo la piattaforma di cui alla foto, che è della Shell, ed è del 1991, quale simbolo dell’idiozia, oltre che della criminalità, del potere economico, ‘scientifico’, ‘politico’, mediatico ecc.

Idioti tali da aver ritenuto che, una volta giunta la catastrofe, tutto sarebbe continuato come prima al punto che, per cavarsela, sarebbe bastato aumentare l’altezza delle piattaforme..

Un occultamento della catastrofe che continua anche ora (i risibili ‘politici’, ‘giornalisti’ e ‘metereologici’ italiani si fanno tragicomicamente in quattro per non farci sapere degli uragani che stanno di nuovo – oggi, 18.9.2017 – per abbattersi sugli USA, e che da ora saranno sempre più frequenti e violenti).

Un occultamento che c’è da ritenere continuerà finché la furia dei venti e delle onde – o delle genti – non li seppelliranno, tra pochissimo, sotto le macerie dei loro amati studi televisivi..

Nel mentre è iniziato in America il grande processo alle compagnie petrolifere che, da 40 anni, spendono miliardi di dollari in tangenti a pseudo scienziati, come Rubbia e Zichichi, o pseudo politici, quali Clinton e Trump, perché disinformino e distolgano..

Ri-pubblico, a riguardo, dopo 27 anni, una poesia politica che scrissi in tema.

LA RATIO DELLA PENA DI MORTE (12.3.1990)

Agnelli, un demente in corsa per la fama: una fama peggiore se più ‘vince’.

Andreotti, uno sciagurato interprete della politica quale mera arte, invero da naufraghi, di galleggiare all’infinito.

Rubbia, un rubicondo cialtrone per il quale il clima è cambiato, non peggiorato.

Officianti di strane sette,
sgozzando sull’ara dei privilegi la vita stessa dove esercitarli,
vanificando, con gli espedienti faraonici della falsa informazione,
la diffusa consapevolezza della necessità di fermare,
ad horas,
le automobili e le industrie nocive,
per arrestare così l’imminente crollo del cielo,
risolvendo peraltro la crisi delle economie,
stravolte dai consumi dannosi in quanto inutili.

Ebbene, benché ovviamente contrario alla pena di morte,
tanto mi fa regredire l’ira, lo sdegno,
che quasi solleciterei un’eccezione:

che tribunali internazionali
la infliggessero per i delitti contro il pianeta,
che, negando la vita di tutto, essi stessi negano la vita dei rei!

La vera ratio dell’in realtà improponibile eccezione
è però nella capacità di non offenderci,
qualunque cosa chiunque ci dica e non importa quanto vera sia,

e dunque, a tre millenni da Omero, nel fallimento della parola:
segno sublime della civiltà degli uomini!

e nell’esserci posti in condizione di aver bisogno d’altri ‘argomenti’ ed altri livelli del ‘linguaggio’:

dalle pedate, alla pena di morte..

Alfonso Luigi Marra

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