MPF : La Ns. Posizione sugli Immigrati

9 Dicembre Forconi

MPF RAZZISTA? NO, RAZZISTI COLORO CHE USANO GLI IMMIGRATI COME UNA MERCE PER ARRICCHIRSI E POI RECITANO LA COMMEDIA BUONISTA. CHE FARE? È FACILE: BISOGNA TRASFORMARE L’IMMIGRAZIONE DA SPECULAZIONE IN FENOMENO AUTENTICAMENTE UMANITARIO. DOPODICHÉ LE SOLUZIONI VERRANNO DA SÉ. ( Avv. Gino Marra )

L’MPF, io, Calvani, i dirigenti e i militanti tutti, non solo non siamo razzisti, ma ABORRIAMO IL RAZZISMO.

Il razzismo è infatti – come ha chiarito analiticamente lo stesso Calvani in un recentissimo video – una posizione preconcetta di chi è ostile alle altre razze, non per qualche ragione, ma in quanto tali, o le consideri aprioristicamente inferiori, negative ecc.

ACQUISTO \ VENDITA – Attività

Non può certo, cioè, essere considerato razzismo lo sforzo di opporsi all’uso degli immigrati come merce sia da parte di coloro che, ‘terra terra’, si adoperano ad incrementarli perché fanno parte del business (strutture che li alloggiano, fornitori di derrate, addetti alla ristorazione, affittacamere, commerciati di generi loro destinati, vari tipi professionisti che li assistono e così via), sia da parte delle mostruose entità sovranazionali rivolte ad usare l’immigrazione selvaggia come strumento di distruzione delle identità culturali nazionali, per causare l’abbassamento dei costi del lavoro, per indebolire i Paesi per fini di dominio.

Un continuo intrecciarsi di vecchie e nuove motivazioni perverse, quali quelle descritte dal mio amico Ruggiero Capone su l’Opinione (goo.gl/ihFqNA), laddove spiega che le multinazionali comprano immensi territori dai governi africani corrotti a patto che gli abitanti ne vengano cacciati.

Un business – quello ‘terra terra’ – descritto, sinteticamente ma efficacemente, dalle dichiarazioni di cui alle intercettazioni di Buzzi («Con immigrati si fanno molti più soldi che con la droga»).

Un business che coinvolge la grande finanza, le massonerie e gli apparati burocratici al loro servizio, i partiti, in particolare le sinistre.

Un business che bada solo a lucrare senza curarsi della possibilità del Paese di assorbire questi sventurati, e che ha così causato situazioni abnormi quali quelle, per fare degli esempi, di Palma Campania, Rosarno, San Ferdinando. Palma Campania dove, insieme ai 14.000 originari abitanti, risiedono, in condizioni inumane, 3.500 indiani ufficiali e non si sa quanti altri clandestini (secondo molti altrettanti). Condizioni inumane che non hanno impedito lo sviluppo di una vasta economia che ruota intorno a loro ed ha avvantaggiato, non solo grossi o medi speculatori, ma anche parte dei cittadini.

Né è proponibile il paragone con l’emigrazione italiana del passato ad esempio negli USA: emigrati che viaggiavano sulle navi di linea dopo che la loro partenza era stata autorizzata, che venivano accolti dalle autorità in quanto richiesti, quindi censiti e quindi destinati o direttamente o secondo ben gestiti automatismi alle varie attività.

Immigrati, quelli attuali, accolti invece, non certo perché sono destinati ad alcunché, ma per motivi falsamente umanitari dopo che si è fatto di tutto per farli fuggire dalle loro terre, e per i quali lo Stato paga i famosi 40 euro, non certo a loro, ma agli innumerevoli ‘benefattori’ che di loro si occupano.

Una situazione in cui hanno finanche ragione gli immigrati quando protestano per le condizioni in cui vengono tenuti, visto che sanno bene che lo Stato paga per loro tariffe sufficienti per delle sistemazioni dignitose.

Somme con un decimo delle quali a testa nei loro Paesi di origine vivrebbero abbastanza bene da non aver motivo di andarsene.

Una situazione che il cittadino comune magari non conosce bene, ma che intuisce, sicché sovente insorge in maniere non ortodosse, ma che celano motivazioni non certo illogiche.

Nelle case isolate la gente dorme armata per paura delle ‘visite’ notturne, si è diffusa la psicosi degli stupri, ma soprattutto si è diffuso il disagio sociale, perché se arriva, in una casa privata come in un Paese, un ospite, deve avvenire in un quadro motivazionale plausibile e secondo criteri sostenibili.

A Piazza Ferrovia, a Napoli, gli africani sono un surreale mondo a sé: nessuna integrazione, nessuna familiarità: hanno intessuto un meccanismo di relazioni tra loro e nemmeno si avvedono che intorno a loro c’è l’Italia, Napoli, gli italiani, salvo a saperlo perché vivono pressoché tutti di attività illegittime fondate sul fatto che esistiamo.

Questa sarebbe ospitalità? Comunità come quella cinese in cui, com’è noto, ‘non muore mai nessuno’, perché non si sa che fine fanno i morti.

Un po’ come, con tutto il rispetto, i cani dei canili frutto del buonismo animalista di 20 anni fa. Cani che, non so oggi, ma allora non morivano mai, perché, viste le 7.000 lire al giorno che ricevevano i buoni samaritani che li ‘accoglievano’, provvedevano subito a sostituirli.

Un Paese, il nostro, dove la profonda depravazione dell’intero ‘arco costituzionale’ e della magistratura – venduti in blocco alla cupola bancaria – ha ‘legittimato’ che si speculi su tutto: sui cittadini come sugli stranieri, sui vivi come sui morti, sulla bontà come sulla cattiveria, sulla salute come sulle malattie.

Una situazione in cui il controllo dello Stato, dove arriva, è persecutorio, insopportabile, mortifero, ma nello stesso tempo si lascia che un numero imprecisato di persone viva, sì tra noi, ma fuori da ogni nostra regola, lavorando secondo modalità che per noi sarebbero sanzionate con la rovina economica, vendendo cose per la cui commercializzazione un italiano verrebbe arrestato.

Che fare?

È chiaro che è anche questa una situazione frutto dell’universale imbarbarimento specie dei poteri e degli apparati, sicché la vera soluzione è il cambiamento culturale globale.

Nel mentre, tuttavia, più che prescrivere specifiche ricette, l’obiettivo dell’MPF è di trasformare l’immigrazione da speculazione in fenomeno autenticamente umanitario. Dopodiché le soluzioni verranno da sé.

Il che significa che intendiamo lottare per stanare la speculazione nazionale e internazionale e insistere nel denunciarla per così causare che sia perseguita, perché, se si ferma la speculazione, almeno una parte del fenomeno si risolve.

3.9.2017, Alfonso Luigi Marra

 

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