Mario Haussmann (dal Manifesto della Sociosofia) – Propaganda e Manipolazione Sociale Mentale

Mario Haussmann 


Edward Bernays (1891-1995), nipote di Sigmund Freud, nato a Vienna ed emigrato negli Stati Uniti, fu un pioniere nell’applicazione della psicologia scientifica nel campo della propaganda e della pubblicità, e viene considerato “il padre delle pubbliche relazioni”.
Egli era convinto che la manipolazione fosse necessaria al governo della società, poiché, come già Le Bon prima di lui, riteneva che il popolo, non diretto, fosse irrazionale e pericoloso. Il suo contributo “scientifico” fu l’utilizzo della psicologia operativa e di altre scienze sociali per forgiare l’opinione pubblica in maniera tale che assumesse opinioni confezionate come fossero proprie. Egli scrisse: «Se comprendiamo il meccanismo e i motivi della mente di gruppo, diviene possibile controllare e regolamentare le masse secondo la nostra volontà senza che se ne accorgano».

La cupola di potere, che attanaglia il mondo da molto tempo, scoprì i vantaggi della propaganda scientifica durante la prima guerra mondiale. Basti pensare all’enorme sforzo che fecero per far entrare nel conflitto gli Stati Uniti. La popolazione americana era per oltre l’80% contraria e bisognava mutarne le convinzioni.
L’istituzione nota convenzionalmente come Wellington House, si chiamava in realtà War Propaganda Bureau. Venne fondata subito, all’inizio del conflitto, nel 1914 a Londra, ma la sua esistenza rimase celata all’opinione pubblica fino al 1935. Essa fu l’antesignana e il precursore del Tavistock Institute.
Fino al 1917 il bersaglio principale dell’ufficio per la guerra psicologica britannico furono gli Stati Uniti. Pur di ottenere il loro intervento armato, Wellington House scatenò una guerra propagandistica totale contro la popolazione statunitense. L’avversione alla guerra era però talmente radicata nei cittadini americani, i quali altresì non comprendevano la necessità di una partecipazione degli USA al conflitto europeo, che inizialmente la propaganda strategica sortì ben pochi effetti. Fino alla pubblicazione del “Rapporto Bryce”.
L’ex ambasciatore britannico negli Stati Uniti, visconte James Bryce, divenne durante la guerra il presidente del comitato incaricato di indagare sui presunti crimini di guerra tedeschi in Belgio. Il suo rapporto descrisse atrocità incredibili, commesse dalle truppe germaniche nel Belgio occupato, inventate e confezionate di sana pianta a Wellington House. Il rapporto ricevette una pubblicità enorme in tutto il mondo e quando divenne noto negli USA, provocò un’ondata di indignazione.

Ricordiamoci che, come riferiva il deputato Oscar Callaway al Congresso americano il 9 febbraio 1917, «Nel marzo del 1915 Morgan si assicurò i servigi di 12 dei più importanti magnati della carta stampata e li incaricò di selezionare i quotidiani più influenti negli Stati Uniti, per controllare l’informazione della stampa negli USA».
Ma anche queste manovre non bastarono a “conformare l’opinione pubblica” americana alle mire della cupola. Per convincere gli americani a entrare in guerra ci volle la tragedia, inscenata, dell’affondamento vero del transatlantico Lusitania. Viene in mente lo slogan del Tavistock: «Inscenare gli avvenimenti con successo»…
Questa tragedia si dimostrò estremamente utile per la vendita dei cosiddetti Liberty Bonds, titoli di Stato emessi (dalla neonata FED) per finanziare la guerra. Prima del disastro la vendita dei titoli bellici di debito pubblico procedeva stancamente, mentre dopo la catastrofe divenne per il cittadino americano medio un dovere patriottico acquistarli. I banchieri avevano capito il trucco.
Il famoso psicologo Dorwin Cartwright (1915-2008), pioniere nello studio delle dinamiche di gruppo, in un articolo dal titolo Alcuni principi della persuasione di massa – risultati verificati della ricerca sulla vendita dei titoli di guerra statunitensi, scrive: «Durante la guerra gli psicologi sociali sono stati chiamati a condurre ricerche su molte questioni importanti per lo sforzo bellico. Molti dei dati ottenuti da questi progetti di ricerca hanno avuto senso e interesse solo nell’immediata situazione per cui sono stati raccolti. Comunque, alcuni di questi risultati forniscono informazioni su problemi basilari e ricorrenti della psicologia sociale».
Il successo strepitoso della propaganda durante il primo conflitto mondiale ha reso consapevoli molti delle potenzialità della manipolazione dell’opinione pubblica in senso lato. Era quindi ovvio che le volpi del potere si domandassero se non fosse possibile usare questo potente strumento per risolvere i loro problemi anche in tempo di pace.
La definizione di “propaganda” è un insieme di tecniche e di strumenti capaci di indurre a specifiche attitudini o azioni. Essa ha la funzione di ottenere l’adesione senza ragionamento del maggior numero di persone possibile a idee o informazioni pianificate da chi gestisce la propaganda. Essa è l’antitesi della semplice esposizione dei fatti reali.
Dalla prima guerra mondiale in poi i governi, primi quelli statunitense e britannico, iniziarono a usare i metodi scientifici di propaganda come parte integrante del lavoro politico.

Intervista a Mario Haussmann

https://www.robertodimolfetta.it/libri/intervista-mario-haussmann/?fbclid=IwAR2Xr2JhxGgNDeXL-9_zOJypqbr2xp9qBdCwbKQyAzlmtJaKauufunzZ2p8

Mario Haussmann   –  (dal Manifesto della Sociosofia)
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